11 marzo

  • Entriamo nell'edificio scolastico e ci presentiamo a Cecile, professoressa di matematica e inglese. Cecile ci accoglie: per prima cosa ci dobbiamo togliere le scarpe. I principi igienici della scuola ci impediscono di camminare all’interno dell’istituto con le scarpe. Dunque iniziamo la nostra visita nella scuola innovativa di questa piccola località tedesca (circa 5000 abitanti). Scalze e con la curiosità di un bambino, apprendiamo subito che saremo ospiti della mensa scolastica: come in alcune delle scuola del comune di Torino, si deve confermare la presenza entro le 9, altrimenti diventa impossibile usufruire del pasto. Sbirciamo in una delle pochissime stanze, propriamente dette, presenti in istituto: quella dell’équipe psicologica. Una stanza con cattedra, armadi e lavandino. Lì l’équipe psicologica segue gli studenti che hanno difficoltà di apprendimento o bisogni educativi speciali. La scuola è inclusiva e conta circa 43 casi di necessità speciali (su un totale di circa 880 studenti, 300 dei quali frequentanti il plesso da noi visitato). Insieme all’équipe, che funge da anello di collegamento con gli specialisti che seguono gli allievi fuori da scuola, lavora un insegnante specializzato in didattica per bisogni educativi speciali, Markus.

    Attraversiamo quel che noi chiameremmo corridoio per poi trovare un’aula che si chiama Marktplatz, qui gli studenti iniziano di solito le loro lezioni, per i primi 10/15 minuti si accomodano a terra, su un pavimento fatto di erba sintetica coperta qua e là da tappeti tondi e colorati. In aula, notiamo, non ci sono “solo” i 37 studenti che fanno lezione di matematica, ci sono anche due insegnanti (giovanissime!) e il cane di una di loro. Il direttore ci dice che il cane è pauroso e non può stare a casa da solo, così viene a scuola anche lui e lì sta, accucciato in silenzio, a seguire anche lui la lezione.

    Arriviamo dunque alle altre due sale del piano terra: una sala bella e luminosa coperta di cuscini da meditazione e materassi; ci sono tavoli semplici, per 4 persone, e sedie coloratissime, e poi un’altra sala simile alla precedente. Tra le due sale c’è un tavolo lungo e alto attrezzato con una ventina di PC a disposizione degli studenti. A un quarto d’ora dall’inizio della lezione, gli allievi escono rapidi dal marktplatz per sparpagliarsi su tappeti, 

    divanetti che ci sono nei corridoi e nelle “aule”, per “chiudersi” negli spazi dedicati fra tende colorate e lavorare ai compiti assegnati dalle docenti. Tutti quanti hanno un tablet, ma possono tranquillamente accedere ai pc quando e se ne hanno bisogno. E qui sta uno dei principi alla base dell’esperienza: possono fare ciò che vogliono, a patto che rispettino le regole. Dunque un piccolo esercito di allievi (11-13 anni) in pantofole o calzini antiscivolo invade il prato finto con tablet e quaderni. Non vediamo zaini, non ce ne sono, ci spiega Cecile, qui a scuola c’è tutto ciò di cui han bisogno, dunque possono anche non comprare libri, tanto li trovano a scuola.

    Al piano di sopra, Cecile ci invita nella sala docenti, piccola, con due divanetti che si specchiano e in mezzo un tavolino con sopra qualche dolce, lì per chiunque ne voglia. Accanto ai divanetti, un mobile con cassetti chiusi a chiave al cui interno sono conservate le prove di valutazione da somministrare agli allievi. Le prove di valutazione, ci racconta, sono tutte mirate alle prove nazionali standard (un po’ simili alle nostre prove Invalsi, come concezione); hanno i correttori; sono sviluppate da diversi docenti tedeschi (in giro per tutta la Germania) e sono il metro utilizzato per la preparazione degli studenti: l’intero studio/preparazione mira al superamento delle prove nazionali. Ci sembra una storia nota, ma ci risulta difficile credere che anche in Germania funzioni come in Italia… e infatti non funziona così. I parametri di valutazione sono solo tre: minimo, medio, eccellente (in barba ai nostri decimi) e per ciascun livello gli allievi studiano per 5 - 7 prove di verifica che rappresentano il cuore del percorso didattico del trimestre. Ogni trimestre queste prove cambiano, per ogni materia. Nel corso del trimestre il docente “tutor” effettua colloqui costanti con ciascuno dei propri allievi per monitorare il percorso di apprendimento, quasi svolto in totale autonomia. Sembra fantascienza… Ci aggiriamo fra i tavoli di lavoro di un’“aula”: tavolini con divisore e scaffali, lavagnette e faldoni pieni di materiale per la valutazione e lo studio, uno per ciascun allievo. Sul divisore poggia un piccolo mattoncino dalle estremità colorate di verde e rosso: quando il verde è in alto, significa che l’allievo ha bisogno di fare domande o di confrontarsi con l’insegnante, quando il rosso è in alto, l’allievo sta svolgendo una verifica…da solo!

     

    Visitiamo la casa bianca, dove ci sono la mensa e l’ala nuova. Anche qui ci togliamo le scarpe e le giacche, poi andiamo a pranzo. La mensa è una grande sala le cui pareti sono costituite per buona parte da vetrate. Pareti bianche, palchetto chiaro, tavoli alti e bassi, tavolate lunghe, anche qui si sta o scalzi o in ciabatte. I ragazzini più piccoli (età primaria) mangiano allo stesso tavolo di quelli delle superiori e poco importa che si consumi il pasto portato da casa (molto studenti lo fanno) o quello preparato dalla mensa: si mangia tutti insieme e tutti sono autonomi nella scelta della pietanza, nel portare il vassoio al tavolo e poi a posto. Non ci sono docenti che vigilano, i ragazzi sono indipendenti e si comportano nel continuo rispetto delle regole.

    Dopo pranzo possiamo rimanere in mensa, che per l’occasione si trasforma in un’aula. Al pomeriggio, infatti, ci sono i club, un altro modo per dire lezioni, che gli studenti scelgono fra le materie a libera scelta. I club durano fino alle 15e45. Se qualcuno vuole rimanere a scuola anche fino a tardi, può farlo dopo aver avvisato gli uffici amministrativi.

    Sebbene la lezione del pomeriggio (geografia) non rappresenti un vero e proprio elemento innovativo ai nostri occhi, la libertà con cui il docente si muove nell’aula, la libertà di cui godono gli allievi, l’estrema autonomia con cui si porta avanti il lavoro e la “lezione” sono elementi che ci fanno interrogare su alcuni aspetti tipici della didattica (apprendimenti, valutazione).

    Terminata la lezione, scopriamo che nell’istituto i responsabili delle pulizie fanno parte del personale del comune, dunque da esso pagati, che svolgono la propria funzione al termine della giornata scolastica, e dunque entro l’orario di chiusura della scuola (17:30 circa). Il bello, però, è che la scuola, nell’arco della giornata, nonostante la neve, la pioggia e il fango, è rimasta pressoché pulita, vista l’abitudine di togliersi le scarpe.

    Scopriamo anche che, nel cortile della scuola, ci sono tre piccoli tappeti elastici dove gli studenti passano e saltellano mentre vanno da un edificio all’altro.

    Questa prima giornata ci lascia un sapore di grande libertà e autonomia che ci fa volare alto e stimola la nostra fantasia sulle possibilità future.