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  • Dopo la straordinaria esperienza di dicembre a Stoccolma, ho avuto l’opportunità di partecipare a questo nuovo viaggio verso la terra di smeraldo. Opportunità che ovviamente ho colto al volo, e che si è rivelata una ulteriore preziosa occasione di crescita e formazione personale e professionale.

    E’ bastato poco per rilevare come le situazione delle scuole irlandesi sia profondamente diversa rispetto a ciò che abbiamo osservato in Svezia. La crisi finanziaria che il Paese ha fronteggiato a partire dal 2008 si è ripercossa severamente sul sistema scolastico, e se da un lato la Repubblica d’Irlanda ha saputo reagire con efficacia dal punto di vista economico-finanziario (non è un caso che oggi vi abbiano sede alcuni colossi dell’economia mondiale), d’altro canto pare non abbia supportato più di tanto i bisogni della scuola pubblica, alla quale sono stati sostanzialmente tagliati buona parte dei fondi per quasi dieci anni. Solo in tempi molto recenti, forti del solidificarsi della ripresa economica, i governi iniziano ad investire nuove risorse nel campo dell’educazione.

    Le scuole godono se non altro di un’ampia autonomia, ed è evidente che in situazioni come questa la determinazione e l’impegno di Dirigenti ed insegnanti possano fare la differenza sia nel procurare risorse necessarie per finanziare lo sviluppo tecnologico, sia soprattutto per formare, sensibilizzare e supportare l’utilizzo efficace delle medesime nella didattica.

    Il ruolo chiave dei Dirigenti scolastici si è colto in modo evidente in entrambe le scuole visitate. In entrambe i casi abbiamo trovato persone energiche, carismatiche, appassionate e pienamente addentro alle questioni riguardanti non solo l’acquisto delle tecnologie, ma anche il loro utilizzo da parte degli alunni.

    Allo stesso modo si è colta una grande competenza da parte degli insegnanti referenti dell’area ICT, in entrambe i casi capaci di guidarci in una panoramica chiara e completa delle proprie scuole.

    La Sacred Heart Senior National School mi ha colpito in modo particolare, perché pur operando in un contesto socioculturale difficile - non potendo quindi contare su contributi economici dal parte delle famiglie né su una particolare sensibilità dell’utenza rispetto all’innovatività delle metodologie didattiche utilizzate - è stata ed è capace di sfruttare al meglio le poche risorse a disposizione, secondo la logica di un’individuazione chiara e condivisa di priorità e con la consapevolezza del fatto che non conti tanto (o comunque non solo) ciò che si ha, quanto piuttosto come lo si utilizza.

    Un elemento in comune con il sistema svedese è invece il grande rilievo riconosciuto alla didattica per competenze, testimoniato dal fatto che non vengono sostanzialmente dati voti numerici, ma viene valutato il grado di raggiungimento delle varie “skills” disciplinari. Questo approccio determina a mio avviso una didattica più flessibile, affrancata dall’ossessione del “programma da completare”, e in seno alla quale anche l’utilizzo delle tecnologie digitali assume un ruolo organico e compiuto.

    Una direzione verso la quale nelle nostre scuole mi pare ci sia ancora da lavorare molto.

    Vorrei infine ringraziare di cuore i colleghi con i quali ho condiviso questa avventura. La possibilità di conoscere sul campo nuove persone, con le quali magari poter in futuro intrecciare e sviluppare idee e progetti, è ben più che un piacevole effetto collaterale di questo tipo di esperienze.

    Massimiliano Marello - IC Bossolasco Murazzano

     

    Ricordavo un'Irlanda diversa, decisamente più avvezza ai cavalli piuttosto che alle automobili. Tutto è cambiato dal lontano 1993, anno del mio primo e precedente viaggio in questa terra.
    Come insegnante, la curiosità era alta rispetto a cosa il sistema scolastico irlandese propone ai suoi utenti. Ho finalmente capito come funziona, e le differenze con il nostro sistema sono interessanti. La cosa buffa, è che i colleghi dublinesi credono sia più interessante e funzionale il nostro. Insomma, viene in mente il vecchio modo di dire: "l'erba del vicino sembra sempre più verde" (figuratevi per noi quello irlandese).
    I colleghi e le figure istituzionali con i quali ci siamo confrontati, hanno narrato gli ultimi dieci anni di politiche scolastiche come molto caratterizzati da tagli ai bilanci soprattutto negli investimenti per l'istruzione; la causa è stata essenzialmente la grave crisi economica palesatasi nel 2008 e che solo negli ultimi anni ha visto un cambiamento di rotta.


    Per quel che concerne le scuole superiori visitate, il St. Marks Community School e il Coláiste Bríde, non abbiamo trovato forti elementi di novità nel quadro delle ICT. Ci aspettavamo fossero più diffuse le partnership con il mondo di Google, visto la vicinannza con Barrow street, ma evidentemente la vicinanza fisica alla sede del suddetto colosso, imprime più energia alla facoltà universitaria dublinese piuttosto che alle scuole da noi visitate, le quali per la maggior parte propendono per la gestione "Microsoft".

    Dal punto di vista professionale, non sono solo interessato alle vicissitudini del ICT, ma anche di quali siano le politiche inclusive delle scuole, con particolare attenzione rispetto ai diversamente abili. Solo recentemente si è aperto un altro binario nella scuola pubblica irlandese, che prevede l'inserimento dei ragazzi con difficoltà nei normali corsi aiutati da insegnanti a loro dedicati. Permangono delle classi "speciali" attaccate alle scuole ordinarie, e ancora scuole "speciali" che vengono attualmente preferite dalle famiglie per la formazione dei ragazzi con particolari problematiche. La voglia di inclusione perchè possa affermarsi, deve esserci anche da parte di chi incluso non è. Comunque è una commissione statale speciale che decide il destino dei ragazzi diversamente abili, non tanto le famiglie o i ragazzi stessi. Ovviamnete l'intento dello Stato è quello di far raggiungere la massima "integrazione" possibile. Da notare che si parla di "integrazione" e non ancora di "inclusione".

    Le scuole private, comunque finanziate dallo stato, in generale sono di carattere religioso (cattolico) e mantengono la divisione di genere sessuale, ereditata dalla tipologia di ordine dal quale derivano. Sono ammessi, studenti di altre fedi, ma devono comunque frequentare le lezioni di religione cattolica. Possono essere indossati i veli "religiosi". N. B. Tutti gli studenti indossano sempre la divisa, sia nella scuola pubblica sia in quella privata.


    In tutte e due le istituzioni scolastiche che abbiamo visitato, la sensazione percepita è stata quella di una grande piacevolezza e cura nei confronti del posto e delle persone con cui si lavora e studia.

    Vorrei terminare, ringraziando i colleghi e compagni di avventura per la loro gentilezza e disponibilità. Credo che ci incroceremo ancora, poichè i curiosi viaggiano con la mente, con le idee, con i progetti, sia in rete, sia nel mondo (magari in una cena al completo con Emilano che qui saluto ancora caramente).

    Favretto Renzo  I. I. S. "J. C. Maxwell" di Nichelino (TO)