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  • Sono partita con curiosità e l'aspettativa era alta: la mobilità precedente, per un periodo di formazione a Stoccolma, mi aveva riempito di soddisfazione ed entusiasmo. Forse per questo sono tornata un po'delusa: può essere che siamo capitate in un momento di superlavoro per la nostra collega che, molto gentile e indaffarata, praticamente da sola, ci ha seguite in  questi giorni. Così le lezioni nelle quali si è potuta percepire una vera integrazioe delle TIC con l'apprendimento sono state poche. Può sembrare strano ma, a parte questo aspetto che, considerato lo scopo della mobilità, avrebbe dovuto essere preponderante, considero questa esperienza positiva.

    La scuola che ci ha accolte si trova in un sobborgo di Praga, a quasi un'ora di metropolitana e autobus dal centro, è  frequentata da studenti che hanno dagli 11 ai 15 anni; nelle vicinanze si trova una scuola superiore con cui condivide la mensa. Ecco, questo è stato un momento interessante: bambini di sei anni autonomi e tranquilli, studenti più grandi che altrettanto tranquilli consumano il loro pasto. Un piccolo sfasamento di orario evita una completa sovrapposizione, ma non ho visto una eccessiva cautela nell'evitare la presenza di grandi e piccoli. Al termine del pasto, semplice ed economico per le famiglie, i ragazzi ripongono e, a turno, aiutano anche a riassettare.  Una grande lezione per la scuola italiana, ormai, a mio parere, troppo spinta a sostituirsi con sorveglianza esasperata al senso di responsabilità dei ragazzi.

    Ho visto un altro aspetto positivo nell'organizzazione degli spazi e delle attività: davvero niente classi pollaio, frequenti lezioni con gruppi piccoli, aule luminose, spazi per la ricreazione, anche esterni e attrezzati, piccoli e frequenti intervalli; insomma molti elementi che contribuiscono a evitare tensioni e lasciano spazio all'autonomia.

    Una bella, ma unica, aula 3.0 mi ha dato l'idea di un desiderio di modernità nella didattica che si affianca, ma non integra, modalità di insegnamento tradizionali. Anche una vera efficienza di apparati e reti è ancora in divenire, così come la disponibilità di pc o tablet funzionanti per tutti i ragazzi. Nei confronti degli smartphone a scuola ho visto, invece, una grande apertura/tolleranza, addirittura più per un  uso personale, chat e social, che didattico. Quasi come se l'uso del cellulare fosse un indicatore del grado di responsabilizzazione raggiunto da uno studente.

    Insomma, non è stato proprio quello che mi aspettavo, ma l'esperienza è stata utile e ... ripartirei anche domani.

    Grazie a tutti quelli che l'hanno resa possibile.

    Carla