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  • .​Ogni attività come quella appena conclusa è un momento fondamentale nella vita lavoratoriva di un docente (soprattutto se di primo pelo E italiano). E lo è essenzialmente per due motivi:

    • Vedere come si lavora fuori, con quali strumenti, con che tipo di utenza, con quali scopi
    • Confrontarsi con dei connazionali compagni di viaggio, già ricchi del proprio bagaglio culturale, delle proprie opinioni e soluzioni

    La scuola svedese non è tutta rose e fiori, ma riesce a stupire per i mezzi di cui può usufruire. Le scuole meno agiate (come quella di cui siamo stati ospiti) riescono a garantire almeno per classi degli ultimi anni un dispositivo Mac per alunno (1:2 o 1:4 per i più piccoli), un grosso assortimento di laboratori, aule speciali e un'immancabile LIM (o IWB in inglese) per aula.

    Data questa disponibilità la didattica svedese non può che risultare differente dalla nostra. I docenti più innovativi (coma la nostra Monica) suddividono sistematicamente la durata della lezione in momenti di ascolto vecchia maniera ed altri (molti e prolungati) di partecipazione attiva. Per entrambi l'utilizzo delle TIC è però essenziale: sapientissimo l'uso appunti condivisi (OneNote) in sostituzione delle ormai fatiscenti slide di presentazione, sorprendente l'impiego di web app per quiz interattivi (Quizlet e Kahoot!) o finalizzate alla produzione di un elaborato finale (iMovie, 5D Planner).

    I più tradizionalisti tra i docenti (come il prof. di matematica dell'Hight School a cui abbiamo fatto visita) pare indulgano poco in attività giocose (come i quiz) o creative (come la produzione di video), ma si mantengono fedelissimi allo strumento digitale che si rivela indispensabile per l'organizzazione delle loro lezioni e per la valutazione. Utilizzano slides interattive (si arriva a far votare gli alunni tramite telecomando) ed Excel con estrema confidenza. 

    Interessante è stato notare quanto soggettiva risulti la didattica. Come da noi, anche in Svezia è facile assistere a scontri tra docenti particolarmente individualisti (che pure puntano molto sulla condivisione di materiali on line) e docenti che potremmo definire "collettivisti", propensi alla programmazione della propria disciplina in ambito collegiale. Per questi essenziali risultano anche i momenti della valutazione, da aeeffettuare tramite rubriche e obiettivi a breve termine stabiliti di comune accordo all'inizio dell'anno. Sorprendente quanto bene riescano ad usare il materiale condiviso (su un'unica piattaforma d'istituto) che consiste in UdA, Verifiche e Schemi.

    Presso entrambe queste categorie di docenti è possibile far scuola di organizzazione (oltre che di comptenza digitale), infatti:

    • Ogni lezione è minuziosamente programmata in goni suo momento ed inserita all'interno di un programma più ampio che sembra lasciare ben poco spazio all'improvvisazione (riguardo all'adattabilità di esso però non saprei che dire, data la brevità di questa esperienza)
    • Molti sono i docenti titolati seriamente (presso importanti centri di formazione quali Microsoft, Apple o Google) in competenze digitali e molti sono i loro colleghi disposti a frequentare corsi per apprendere l'uso didattico di strumenti non immediatamente didattici (come iMovie)

    Dall'altro lato, viaggiare con delle colleghe italiane ha creato l'opportunità per molti momenti di confronto. L'uso così massiccio di tecniche e strumenti innovativi non sempre ci ha visti concordi nel giudicarli e sempre, discutendo con loro, ho potuto osservare quanto fondato fosse il loro punto di vista.

    Bisognerebbe davvero moltiplicare esperienze come questa (anche rimanendo in Italia), perché il confronto con scuole straniere o anche solo di un comune diverso è essenziale per rivedere la propria didattica, per capire quando modificarla e per quale utenza sia appropriata.

    Basilio E. Portaro

     

    Esperienza particolare e intensa. Ora che ripenso ai giorni trascorsi in Svezia mi soffermo su alcuni scatti per fissare i pensieri e da questi partire per diffondere e confrontarsi.

    Compagni di viaggio: con Monica e Basilio abbiamo creato un gruppo affiatato già a partire dall’organizzazione del soggiorno. Molti sono stati i momenti di confronto sulla propria esperienza di insegnamento, sull’organizzazione delle nostre scuole, sulla didattica e sulle competenze. Disponibilità e dialogo per me molto arricchenti.

    Monica (tutor): una carica di energia. Ci ha accolto con entusiasmo e guidato nei giorni dello scambio. Le sue lezioni sono dinamiche e coinvolgenti. Anche con i casi più difficili riesce a catturare attenzione e interesse. Uno sguardo disattento potrebbe vedere solo un susseguirsi di strumenti informatici e poco più, invece Monica organizza la lezione con l’attenzione al minuto alternando differenti attività, strutturando la lezione in base all’andamento dell’attenzione degli studenti che ha di fronte, studiando anche  l’alternarsi del tempo in cui sono seduti e quando devono fare attività alzandosi e cambiando posizione per collaborare con i compagni.

    Una foto del giorno 7 marzo evidenzia gli obiettivi che si prefigge: Future Literacies. L’ultimo giorno ci ha detto che la materia da lei insegnata (lo spagnolo) altro non è che un mezzo e non un fine (se i ragazzi vogliono imparare lo spagnolo vanno tre mesi in Spagna e lo imparano) e che il suo ruolo è quello di educare e far acquisire loro competenze stabili come indicato nel cartellone ben in evidenza nella sua aula.

    Strutture: una scuola con strutture, spazi e strumenti adeguati e per tutti rende più gradevole viverla e lavorarci. Ho guardato con invidia gli spazi per i docenti e per gli allievi, in particolare per il lavoro e lo studio in gruppo.

    Didattica collaborativa: le lezioni a cui abbiamo assistito sono per la maggior parte organizzate chiedendo agli studenti un ruolo attivo personale o collaborativo. La parte frontale ridotta al minimo. 

    Lezioni di matematica: nella visita al Gynnasium abbiamo assistito a due lezioni di matematica che ho trovato particolarmente interessanti insegnando la stessa disciplina. Lezioni organizzate nel dettaglio, con programmazione nota e pubblicata su piattaforma comune. Uso del pc e calcolatrice grafica. Approccio grafico molto presente. Libri di testo essenziali, poca teoria e esercizi di vario tipo.

    Interessante il confronto con il professor Anders sulla programmazione di alcuni argomenti e sull’organizzazione del lavoro nel dipartimento. Hanno 3 ore a settimana per riunioni e diceva che di queste almeno 2 ogni 15 giorni le dedicano al dipartimento collaborando nella predisposizione dei materialiche raccolgono in una piattaforma molto ben strutturata che ha spazi dedicati per docenti, spazi per le classi dove inserire il materiale, spazi per la valutazione.

    Non è tutto oro…: Tutto perfetto? Come in ogni luogo la differenza non è data solo dai mezzi, ma dalle persone che lo abitano, per cui abbiamo colto che anche in Svezia non tutti gli insegnanti sono motivati come quelli incontrati. Nonostante gli strumenti a disposizione, gli studenti svedesi sono da motivare come i nostri e i risultati non sono eccellenti come uno si potrebbe aspettare. Nella scuola italiana tante cose non funzionano, ma direi altrettante invece sì e bene: occorre riflettere per poter migliorare, ma nello stesso tempo potenziare ciò che funziona.

    Conclusioni: mi porto a casa idee per introdurre novità nella mia didattica quotidiana e mi propongo di organizzare un incontro nel mio istituto per trasmettere l’esperienza vissuta e focalizzare la riflessione su didattica collaborativa, uso studiato di strumenti innovativi e lavoro di equipe degli insegnanti.

    L’esperienza vissuta è stata una importante opportunità e ringrazio di averne potuto fare parte, da allargare a più docenti possibile!

    Sara Labasin

     

     

    Sono partita con tanto entusiasmo ma anche con un po’ di timore per la mia non buona conoscenza dell' inglese e il dover lasciare la famiglia per un Paese così lontano .

    Sicuramente tutte le mie aspettative e i miei desideri sono stati esauditi, sia dal punto di vista relazionale (bellissima esperienza con Sara e Basilio in cui sin dai primi momenti è stata evidente la voglia di affrontare questa esperienza insieme, aiutandosi e condividendo ogni momento della giornata ) sia per quanto riguarda la conoscenza della scuola non italiana, della sua metodologia didattica digitale e sia per come il mio background è stato incrementato.

    Aver osservato le lezioni della nostra Tutor e il modo di approcciarsi verso gli studenti di docenti, di cui ho potuto apprezzarne la professionalità, mi ha consentito di acquisire alcune nuove modalità di svolgimento della lezione e sicuramente sarò orgogliosa di condividere il know out acquisito con i miei colleghi.

    È stato interessante notare come la lezione non viene svolta frontalmente ma suddivisa in diverse fasi dando la possibilità ai ragazzi di muoversi e di diventare protagonisti del loro apprendimento.

    Ritengo, inoltre, possa essere utile iniziare la lezione con un ripasso degli argomenti svolti la volta precedente e offrire agli studenti  la possibilità di eseguire esercizi in un tempo breve e preciso sia singolarmente sia in gruppo utilizzando i software che ci hanno presentato ((Quizlet e Kahoot, Answergarden, iMovie)

    In conclusione le impressioni che ho portato a casa da questa esperienza hanno fortificato in me la convinzione che la qualità delle competenze e delle conoscenze della scuola italiana non sono seconde a quelle dei più titolati Paesi del nord Europa e che in particolare per la materia di mia competenza (matematica) in Italia siamo soliti sottoporre i nostri allievi a verifiche decisamente più complesse e quindi per loro impegnative.

    Ringrazio la Comunità Europea, il Miur e la mia Ds per avermi permesso di affrontare questa nuova avventura

    Monica Bergero