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  • Questa è stata la mia prima esperienza di job shadowing a livello europeo. Ho apprezzato moltissimo la possibilità di conoscere un sistema scolastico diverso dal nostro, nuovi colleghi con cui potere confrontarmi per condividere buone pratiche di insegnamento.

    All’Orestad Gymnasium di Copenhagen mi ha molto colpito l’apertura degli spazi: le aule intese come spazio fisico chiuso non esistono, si traducono piuttosto in spazi di lavoro condivisi per la realizzazione di lavori di gruppo e collaborativi. Ogni stakeholder condivide apertamente le proprie attività con il resto della comunità scolastica.

    Ma un altro aspetto saliente è la totale assenza del “cartaceo”: nei giorni in cui siamo stati ospiti della scuola non abbiamo visto studenti o docenti utilizzare penne, libri o quaderni. Qui all’Orestad Gymnasium le TIC sono protagoniste indiscusse dell’azione didattica, consentendo agli studenti di calibrare i ritmi di apprendimento in base alle proprie esigenze e al docente di fornire percorso di studio individualizzati.

    I digital tools usati per la condivisione sono peraltro molto semplici e mostrano come non sia sempre necessario dotarsi di strumenti complessi e costosi per realizzare learning objects efficaci

    Quest’ultimo aspetto relativo al passaggio da cartaceo a digitale mi ha fatto molto riflettere ed è qualcosa che intendo voglio condividere in modo deciso con i colleghi del mio Istituto, dove non sono ancora presenti “Cl@ssi 2.0”.

     

     

     

    La mia prima esperienza di job shadowing all’estero si è rivelata molto proficua sotto ogni profilo, professionale, culturale e interpersonale in quanto ho potuto confrontarmi con colleghi italiani e stranieri su temi di fondamentale importanza per l’educazione, condividere esperienze, punti di vista, buone pratiche.  Il liceo di Œrestad è all'avanguardia nell'uso delle tecnologie applicate alla didattica, tutto il processo di insegnamento /apprendimento avviene infatti senza l'ausilio dei libri di testo e completamente online. I ragazzi sono tutti in possesso di un portatile e i materiali vengono condivisi su Google. Le lezioni sono parte di una programmazione molto dettagliata e rigorosa, condivisa con gli studenti che sanno sempre quando e come affrontare un argomento, anche se sono assenti;  le lezioni si svolgono in aule chiuse da vetri, in spazi aperti o in entrambi, i docenti alternano approcci tradizionali e innovativi: la lezione frontale, l’uso di video e di presentazioni multimediali, momenti di riflessione personale, di lavoro cooperativo e di confronto (debate).

    Anche l'organizzazione molto innovativa dello spazio contribuisce all’apprendimento. Gli spazi aperti fanno sì che tutto sia condiviso: tutti vedono, tutti sentono, tutti giudicano; il senso della misura e della responsabilità sono estremamente importanti e costituiscono uno dei cardini dell’educazione in questa scuola. La posizione del docente non è “gerarchica”, non ha una cattedra, si muove tra la lavagna e i banchi ed ha a sua disposizione un trespolo su cui appoggia il computer personale da cui partono gli input per la sua lezione “partecipata”.

    Il benessere degli alunni è altrettanto importante e la scuola offre diverse aree di relax per i momenti di pausa da soli o di condivisione con i compagni.

    Nel corso di questa esperienza ho sicuramente rafforzato la mia convinzione per cui i libri di testo, le strumentazioni di condivisione complesse e costose non sono indispensabili per creare un percorso di insegnamento/apprendimento efficace. E’ fondamentale invece predisporre una programmazione puntuale e rigorosa, materiali che stimolino la riflessione, fare in modo che la conoscenza non sia fine a se stessa, ma sia al servizio del sapere, che la classe diventi il luogo dove concretizza la magia dell’apprendimento. In tale prospettiva il ruolo del docente diventa quello di un facilitatore, di colui che rende accessibile il sapere attraverso strumenti che stimolano l’approfondimento e la ricerca. Gli spazi sono parte integrante dell’apprendimento, maggiore è la loro apertura, maggiori sono la condivisione e la necessità di assumere comportamenti responsabili. In quest’ottica, i genitori sono coinvolti in modo marginale nella scuola superiore, non si fa ricorso all’autorità genitoriale per ottenere ciò che i ragazzi possono responsabilmente raggiungere da soli.  

    Questi spunti, che condividerò quanto prima con i colleghi della scuola dove insegno, non potranno che consolidare la nostra scelta di attivare nel primo triennio solo classi 2.0 e di migliorarne l'offerta formativa.