15 marzo

  • La giornata è iniziata male, una telefonata ha interrotto la nostra colazione con una notizia spiacevole, ma in queste poche righe vogliamo esprimere

    la nostra vicinanza all'amico e collega Emiliano.

    Con lo sconcerto nell'animo raggiungiamo le nostre scuole, sempre con la squisita gentilezza di Massimiliano che ci scarrozza con l'auto sino a destinazione. La meta di oggi, per noi delle secondarie superiori, è Coláiste Bríde Secondary school,

    ...una scuola frequentata da circa un migliaio di studentesse. L'istituto è di matrice cattolica, ma include anche sudentesse di altre fedi religiose. Di recente permettono anche, a chi lo volesse indossare, il velo. Naturalemnte l'appartenere ad altra confessione religiosa non esonera dallo seguire l'insegnamento della religione cattolica che rimane obbligatorio. Poco dopo il nostro ingresso scopriamo che siamo capitati nella settimana dello "stare bene a scuola":

    ..e le attività didattiche sono ridotte al minimo. In questo periodo le allieve (poichè come avrete capito, stiamo parlando di una scuola femminile a carattere religioso, in passato gestita dalle suore) praticano molte attività sportive ed espressive come la danza. Vveniamo ricevuti da due colleghi che insegnano italiano e una altra che si occupa delle nuove tecnologie. Ci spiegano che la struttura informatica della scuola è tutta microsoft 365. Gli insegnati di italiano ci mostrano le piattaforme online che utilizzano per le loro lezioi: Kaoout, linguascope, prezi, Hot potatoes.

    La cosa molto interessante è stato il coinvolgimento che ha organizzato un collega di italiano che ci ha utilizzati in un'attività di verifica delle competenze in una classe dell'istituto.

    La visita peraltro ci ha permesso di capire in mdo definito come funziona la scuola secondaria superiore in Irlanda. Non esistono licei, istituti tecnici isituti professonali, la scuola superiore è unica e ha una durata di 6 anni (partendo dai 12) ed il quarto è facoltativo, nel quale si effettuno dei distacchi per i ragazzi che effettuano una sorta di alternanza scuola/lavoro. Le materie fondamenali obbligatorie sono 3 (Inglese, irlandese e matemtica) altre tre sono curricoli a scelta libera che determinano un accsso più dietto al lavoro oppure un percorso universitario (più scientifico tecnologico vs umanistico).

    La giornata termina nel primo pomeriggio che ci permette qundi una visita veloce al centro della capitale d'Irlanda. 

    Guardando questo cartello,

    ci viene in mente la mitica frase della missione Apollo, anche se scritto in altro modo: la pronuncia è la medesima!!

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    Si conclude con la visita alla Sacred Heart Senior National school l’attività di job shadowing per la scuola primaria.

    Anche in questo caso visitiamo una scuola “Senior”, che ospita quindi alunni dagli 8 ai 12 anni.

    Rispetto al Saint Mark’s, questo istituto opera in una zona caratterizzata da background sociale decisamente più difficile, e questo si coglie fin da subito. L’edificio - in linea con l’urbanistica della zona - mostra i segni del tempo fin dall’esterno.

    Veniamo accolti dal Pincipal, mister Gerard Diver, e dal reponsabile delle ICT, Pat. Il preside, recentemente subentrato al mitico Robert, è giovanissimo: un 36enne energico e deciso. Pat, il Virgilio della nostra giornata, ci introduce brevemente la realtà della scuola.

    Grazie al lavoro dell’ottimo ex preside, la scuola è stata pioniera nell’utilizzo delle nuove tecnologie, e anche nel pieno della grave crisi economica che ha colpito il Paese al termine della prima decade del nuovo millennio, è riuscito ad ottenere per la propria scuola un laboratorio di informatica desktop, lavagne interattive multimediali e i primi set di iPad.

    Questa iniezione di attrezzature ha dato uno slancio alla modernizzazione delle metodologie didattiche, slancio i cui benefici durano evidentemente ancora oggi. Il tempo passa però e, si sa, le tecnologie hanno il vizio di diventare oblsolete in men che non si dica, a volte prima ancora degli insegnanti…! Ci spiega infatti che buona parte di quelle prime dotazioni necessitano ora, nel migliore dei casi, di manutenzioni straordinarie, quando non addirittura di pensionamento o comunque sostituzione.

    I fondi statali restano ancora pochi e sporadici, in più questa scuola non riesce a contare su contributi delle famiglie o accedere a sponsorship come abbiamo visto succedere alla St Mark’s. Pat e Gerry hanno quindi precisato molto che la loro strategia, al momento e nel prossimo futuro, è definire chiaramente le priorità. Non si può avere nè fare tutto, per cui stanno puntando insieme ai nostri insegnanti a individuare poche ma solide direzioni verso cui orientare gli investimenti.

    La visita alle classi conferma le prime impressioni. Questa scuola non può vantare certo un armamentario digitale futuristico: il laboratorio - una dozzina di desktop con versioni vecchie di Windows - è ormai quasi inservibile, se non per videoscrittura o poco più. Ci sono due set, uno di laptop, uno di iPad prima serie, custoditi in altrettanti carrelli di ricarica blindati, che girano per le classi secondo turni prestabiliti. In più c’è un’aula, cosiddetta “NUC”, dal nome dei mini Pc INTEL da installazione “sottobanco”, che ne garantiscono il funzionamento.

    Oltre a questi ultimi - soluzione sicuramente piuttosto economica ma funzionale per la realizzazione di un laboratorio praticamente privo di ingombri fisici - Pat sta puntando molto sull’utilizzo dei Raspberry. Li hanno installati un po’ ovunque: come stazione meteo in streaming, come macchina per far girare immagini della scuola su un monitor nell’atrio di ingresso (ovviamente controllabile da remoto per l’aggiornamento dei file), come base per la realizzazione di robot educativi.

    Pat e il suo collega che oggi era assente hanno competenze tecniche evidentemente non comuni,  e lui stesso ha riconosciuto che se riescono a far funzionare tutta questa varietà di oggetti tecnologici è senza dubbio grazie al fatto che su qualunque problema tecnico intervengono direttamente loro, senza dover mai ricorrere a qualunque assistenza esterna.