Calda l’accoglienza alla Skytteholmsskolan, dove veniamo quasi coccolati aspettando la nostra tutor in teacher’s room.
Monica Smebdack Cardozo, la nostra ospite, ci guida per la struttura. Tutte le aule dove spi svolgono le materie più teoriche (lingua svedese, matematica, scienze natura …) sono dotate di LIM (IWB in inglese), mancano di cattedre e presentano sedie diverse in base alle esigenze degli alunni (essenzialmente girevoli o tradizionalmente a quattro piedi). Sono suddivisise in due macro-categorie:
- Le aule per i piccoli (gli studenti frequentanti gli anni dal primo al quinto)
- E quelle per i più grandi (dal sesto al nono)
Le prime vengono assegnate ad una classe all’inizio dell’anno (come si fa da noi in molte scuole) e rimangono fisse. In dotazione hanno banchi singoli con ripiano studio girevole, sotto il quale ogni studente può depositare quaderni, libri ed altro materiale scolastico.
Regolarissimi banchi, invece, abbiamo trovato nelle altre. Queste aule vengono per lo più assegnate ad un docente e ospitano di volta in volta la classe che assiste alle sue lezioni.
Oltre che queste aule nell’istituto sono presenti vari laboratori. Tra questi, oltre al familiare laboratorio di chimica, è possibile trovarne altri completamente estranei alla nostra scuola dell’obbligo (fatta eccezione per i suoi attuali ultimi due anni di corso). I ragazzi svedesi, infatti, a partire dalla scuola di terzo grado (quando hanno più o meno 10 anni) fanno pratica nei laboratori di cucina, nella carpenteria e nella merceria.
È presente inoltre anche un’aula dedicata ai BES, in cui i ragazzi che necessitano di speciali attenzioni possono condurre una parte della loro vita scolastica seguiti da un professore specializzato, che collaborando con i vari docenti curriculari, organizza per loro attività dedicate. Proprio accanto a quest’aula si trova una piccola biblioteca per gli studenti più piccoli in cui abbiamo trovato più d’un bambino sfogliare un libro o fare qualche gioco.
Alle 10:40 alle 11:50 abbiamo svolto la nostra prima attività di Job Shadowing: assistere alla lezione di spagnolo di Monica.
Nonostante il nome, in quest’ora, non siamo stati proprio delle ombre. L’attività della docente ha costantemente alternato momenti di lezione frontale con altri dedicati al problem solving o alla riflessione guidata. In particolar modo noi siamo stati coinvolti attivamente (come studenti) in uno dei momenti della lezione più cari alla docente: il gioco.
All’inizio della lezione la docente (dopo aver raccolto e riposto tutti gli smartphone privati degli alunni) con l’ausilio di LIM e OneNote ha presentato alla classe (una sesta) l’argomento principale che avrebbe affrontato (la costruzione verbo + ir). Ha informato gli studenti su quali strumenti avrebbe utilizzato in tale attività.
La lezione vera e propria comincia una spiegazione frontale (ed essenziale) sul nuovo argomento, interrotta con domande finalizzate a mettere in azione le conoscenze pregresse della classe.
Con l’ausilio di Answer Garden (una web app per condividere test e brainstorming) Monica sottopone ai ragazzi alcuni quesiti per far loro mettere subito in pratica quanto ascoltato. Fatto ciò, la classe deve appuntarsi (su carta o in formato digitale) le regole fondamentali e ripeterle coralmente ad alta voce per assimilarle.
Da convinta seguace dei principi della gamification, la docente propone ai suoi alunni (vecchi e nuovi) un gioco di squadra. Le sue regole sono semplici:
- Accedere alla piattaforma quizlet.live
- Ci si riunisce con i compagni a cui si è stati assegnati casualmente
- Si ragiona assieme a loro ai quesiti proposti (inerenti l’argomento appena trattato e ancora non posseduto)
- Se si risponde bene si effettuano dei punti
- Se si risponde male li perde tutti e si ricomincia da capo
- Chi arriva prima ad un tot vince
L’attività (durata una ventina di minuti con gruppi di volta in volta diversi) è completamente basata sul principio dello “sbagliando si impara”. Chi sbaglia ricomincia da 0 punti, ma non è fuori gioco e la ripetizione della procedura facilita l’assimilazione.
La lezione prosegue con un altro momento di spiegazione tradizionale (sul tema generale del tempo), con un’altra fase di appunti e con un’ultima di spiegazione. Quindi vengono assegnati i compiti per casa e ci si saluta.
Com’è facile intuire dalla sintesi della lezione, Monica mischia costantemente nelle sue lezioni momenti tradizionali (come la spiegazione con l’ausilio della lavagna, l’uso di foglio di carta per gli appunti vecchia maniera) e ultra-tradizionali (come la dettatura degli appunti accompagnate da indicazioni su cosa evidenziare) ad altri particolarmente innovativi (l’uso di strumenti digitali, l’impiego dei principi del try to learn e della gamification, l’onnipresenza dei tablet e notebook della scuola in rapporto 1:1 con gli studenti). Interessanti ci sono parse alcune pratiche che vale la pena di elencare:
- La condivisione con la classe di un blocco appunti digitali (tramite OneNote) aggiornato lezione per lezione
- L’affrontare il nuovo argomento non come un ente isolato, ma inserito all’interno di una discussione più ampia su una macro tematica (quella del tempo) fondendo, nel caso specifico, lo studio di regole grammaticali con quello del lessico
Affascinante risulta anche assistere alla messa in pratica della gamification, che riesce a far lavorare e cooperare anche gli alunni più fannulloni (che non mancano nemmeno in Svezia e che aspettano sempre l’occasione propizia per distrarsi).
Qualche perplessità, però, rimane sul modo di assegnare i compiti, il cui svolgimento non è obbligatorio. I compiti per casa, infatti, vengono intesi come uno strumento di potenziamento per gli alunni più volenterosi e come un feedback del loro processo di apprendimento per i loro genitori. Quasi mai, c’è parso di capire, riguardano lo studio teorico di un argomento, ma spesso la sua reinterpretazione tramite la produzione autonoma di podcast e video.
Il pranzo viene consumato alla mensa scolastica, unica per studenti e insegnanti.
Gli orari del pranzo variano dalle 11 alle 13.30 a seconda delle età degli studenti.
Questa occasione è stata un importante momento di confronto con Monica sull’organizzazione scolastica dei due paesi.
Nel sistema scolastico svedese ci sono 9 anni obbligatori e tre di scuola superiore in cui si differenziano gli indirizzi. L’istruzione è gratuita, non si pagano i libri, materiale scolastico, così come la mensa.
Le materie previste sono 8 di cui tre fondamentali: svedese, matematica e inglese e e altre che dipendono dalle età.
La scuola mira a offrire pari opportunità a tutti gli studenti con insegnanti ben preparati nei quartieri in cui si presentano maggiori criticità.
Poco dopo abbiamo assistito ad una lezione di matematica. La classe era formata da 14 allievi di 11 anni
Alle 12,30 ha inizio la lezione di matematica per 14 allievi di 11 anni nella loro classe dove i banchi sono personalizzati con scritta del nome dell’allievo e nel sottobanco i materiali didattici personali e orario scolastico. (Foto)
I ragazzi prima dell’inizio della lezione si tolgono le scarpe e usano ciabatte o calze antiscivolo.
Dopo un ripasso alla lavagna di semplici somme e sottrazioni il docente distribuisce un tablet ogni due allievi e assegna alcune esercitazioni di difficoltà diverse da svolgere con un applicativo web svedese.
L’insegnante ha seguito alcuni casi singolarmente, e nella classe non tutte le coppie hanno seguito fedelmente la consegna.
Nella pausa abbiamo incontrato il Dirigente Scolastico e collaboratori dai quali siamo stati accolti e salutati calorosamente e ai quali abbiamo portato un piccolo pensiero dall’Italia.
Come ultima attività della giornata c’è stato un workshop su imovie gestito dalla nostra tutor a cui abbiamo partecipato insieme a docenti della scuola.
Abbiamo imparato come si crea un piccolo video con comandi per migliorare la sequenza di immagini, inserire effetti speciali, curare audio e sfondi.
Alle 16,45 si è conclusa la giornata lavorativa e abbiamo indossato le vesti del turista congelato.
Accompagnati da una leggera, ma costante nevicata ci siamo avventurati nelle vie della old city, apprezzandone la bellezza ritagliando un piccolo spazio allo shopping.
E infine cena in un tipico locale dove abbiamo consumato una cena con ambientazione vichinga.