Alla fine di attività di formazione (e soprattutto di confronto) come quella appena conclusa è d'obbligo stilare una lista di pro e di contro riguardo quanto vissuto.
Riflettere sulla didattica assieme a dei colleghi (nel mio caso molto più esperti e preparati di me) senza avere il timore che scocchi il suono della campanella che ci risucchi in classe è già di per sé un grosso pregio meritevole di giustificare l'attività trascrosa in toto. Nel caso particolare, però, non posso non ritenermi ulteriormente soddisfatto per averlo potuto fare con colleghi che hanno ai miei occhi due grandi appetibilità:
- la provenienza da diversi paesi europei
- il fatto che (come me) ritengano necessario innovare le strategie di insegnamento, per avvicinare maggiormente gli alunni ai docenti, per impedire la dispersione, per rendere veramente funzionale la nostra didattica e, forse, anche per ridare dignità al nostro mestiere, spesso troppo monotono e "sedentario".
Che i colleghi in questione provenissero da paesi diversi dal mio lo ho apprezzato non solo perché ho avuto modo di conoscere diversi contesti di apprendimento (con annessi vizi e virtù), ma anche e soprattutto perché ho appreso che i problemi che affrontiamo sono quasi sempre gli stessi e che tutti (chi ricorrendo ai soli propri mezzi, chi alla "community") cercano e spesso trovano delle soluzioni. L'avvento delle nuove tecnologie ha spesso reso schizoide l'approccio alle materie tradizionali e conflittuale il rapporto tra i programmi dei vari ministeri e le tendenze (i trend, per l'appunto) europee; però ha anche fornito alla nostra attività dei supporti, che hanno la triplice funzione di far da bussola per la definizione delle nostre didattiche; da dizionario-breviario-sussidiario per la loro applicazione e per la nostra comunicazione con i nostri ragazzi e con tutto il contesto formativo; e, infine, da ponte per le nostre comunicazioni "interne", cioè per quelle che ci permettono di interagire come comunità virtuale in grado di condividere materiale e riflettere assieme a distanza.
Eppure, proprio sulla definizione di tale materiale da condividere scorgo gli enormi limiti di tale contesto. Ci troviamo in effetti in un'età di frontiera, in cui vanno avanti pochi pionieri che, mi si scusi la metafora, vanno in cerca di grosse pepite in caverne in cui non sanno bene come interpretare le venature della roccia. Chiaro è il fine che ci proponiamo, ma capita che i mezzi per attuarlo siano di una delle due nature seguenti:
- o chiarissimi, ma troppo difficili da ottenere a causa di una sistematica ed internazionale mancanza di fondi ("all because of money" ho sentito ripetere più volte in questi giorni)
- o confusi e liberamente reinterpretabili (spesso rivestendo quanto si è imparato a fare nel secolo scorso con i colori e gli effetti grafici di app o siti che, nonostante tutto, continuano a privilegiare un approccio basato su un apprendimento quasi esclusivamente mnemonico: si pensi ai mille quizzettoni di storia e geografia che con lo sviluppo di competenze poco hanno a che fare)
Il mio feedback è ovviamente positivo, ma avverto urgentissimo il problema dei mezzi, ovvero dei modelli (i cosiddetti templates). Progettare una lezione per un insegnante deve diventare più semplice ed è per questo che occorrerebbero più gruppi di lavoro innanzitutto locali e nazionali (patrocinati ed organizzati dal Ministero) per elaborare degli schemi di base (elaborati per ciclo) da adattare alle esigenze delle nostre classi.
Basilio E. Portaro
La riflessioni avviate durante il weekend trascorso a Bruxelles riflettono in buona parte ciò che ho sempre pensato per il futuro della didattica. Io insegno materie grafiche ed utilizzo numerosi device informatici a supporto dei progetti che assieme agli studenti realizziamo ogni anno. La novità infatti, per ciò che ho potuto vedere, non sta molto nei mezzi mostrati (seppur davvero interessanti) dai colleghi, ma nella visione del futuro e nella passione per l'insegnamento di nuove metodologie e strategie a supporto della didattica.
La future classroom è sicuramente un concetto molto interessante e da replicare in un numero sempre più elevato di istituti. Come istituto Des Ambrois avevamo già in mente di modifcare l'aula di fotografia per renderla mutlidisciplinare per le diverse materie mutlimediali. Avendo avuto l'occasione di visionare la classe a Bruxelles, il progetto attuale terrà sicuramente conto di questo. In questi giorni ho parlato con il responsanile marketing Tommaso Dalla Vecchia e l'idea è quella di far rientrare, in "futuro", la nostra classe nella rete delle future classroom.
Oltre ciò ovviamente, l'esperienza è stata interessante per la possibilità di conoscere colleghi di diverse parti d'Europa e discutere e confrontarsi sulle diverse possibilità e differenze che offrono i nostri rispettivi istituti.
Ciò che sicuramente predisporremo nelle prossime settimane sarà una presentazione per i nostri colleghi, responsabili animatori digitali, per le diverse idee raccolte e per studiare assieme come metterle in pratica.
Dunque, i miei feedback non possono che essere positivi.
Antonio Prencipe