Istituto Comprensivo"Isabella Morra" di Valsinni - Plesso di Colobraro(Matera) Italy

  • LA NOSTRA SCUOLA

    Ciao a tutti, noi siamo gli alunni della classe 2° e 3° della Scuola Secondaria di 1° grado di Colobraro. La nostra scuola si trova in via "Lotta dei Contadini” di fronte al municipio e all’ex convento dei Francescani, ed è stata ristrutturata un anno fa. E’ un Istituto Comprensivo, ovvero, l’Istituto Comprensivo Isabella Morra di Valsinni di cui fanno parte le scuole di Colobraro, Valsinni, San Giorgio Lucano e Rotondella. La dirigente presiede a Valsinni. Il nome che la nostra scuola porta da sempre  è quello di “Antonio Fortunato”. E’ una scuol@ 2.0,  il cui progetto ci ha dato la possibilità di beneficiare di strumentazioni tecnologiche tra cui tablet, computer, smart ecc. permettendoci di arricchire il nostro metodo di studio. Le classi che la compongono sono sei, tra cui due pluriclassi, facenti parte tutte e due della scuola primaria. E’ composta circa da 100 bambini, compresa anche la scuola dell’infanzia.  Abbiamo un solo laboratorio dove  si trovano tanti computer e  alcuni dipinti realizzati da ex alunni. Comprende anche un’ampia palestra e un enorme campetto da calcio, dove anni fa ci si svolgeva anche il Meeting Primavera, e uno da pallavolo o tennis. Le lezioni iniziano alle 8:30 e terminano alle 16:30 con orario prolungato per consentire il regolare svolgimento della mensa. La struttura centrale è formata da un enorme atrio, dove rappresentiamo tutte le nostre manifestazioni e attorno al quale sono collocate tutte le nostre classi. Con la scuola secondaria di 1° grado, abbiamo partecipato a molti progetti e gare, grazie ai nostri meravigliosi professori, tra cui il progetto “Books, no Bullies”, con l’insegnate prof.ssa Filomena Olivieri. Un altro dei progetti trattati e svolto dalla nostra scuola, è stato “le gare delle Olimpiadi di Problem Solving” dove ci siamo classificati al 1° posto nelle gare regionali e siamo arrivati in finale a Cesena che ha ospitato le gare internazionali delle O.P.S.,  guidati dall’insegnante prof.ssa Maria Rosaria Troyli.

    OUR SCHOOL

    Hello to everybody, we are the students of the second and third class of secondary school of the first degree of Colobraro. Our school is in via "Lotta dei Contandini” in front of the City Hall and the  convent of the Franciscan friars. It has been renovated an year ago.  It is a comprehensive institute, that is it includes nursery, primary and secondary school of the first degree, its name is “Isabella Morra” and it incorporates four little town, Valsinni, San Giorgio Lucano, Rotondella and our Colobraro. Each little town school has also its name and our school is “Antonio Fortunato”. The Head master is the prof. Mrs Carmela Liuzzi and her office is in Valsinni, the main little town. It is a 2.0 school because we use new technology as computers, tablets and LIM for our lessons. There are six classes and some are multi-classes, mainly in the primary school. The school population is about of 100 children/pupils/students. We have got one lab where there are a lot of computers and some pictures  made by the students. It incorporates also a big gym and outside there is a football field, where some years ago we made the “ Meeting primavera” too, and also  a volleyball field that we use also to play tennis. Our lessons start at 8:30 a.m and they finish at 4:30 p.m. From 13:30 to 14:30 we have lunch to the school canteen.  In the middle of our main building there is a large space shaped like a anphitheater, our classes are just around this space, where we usually  do all our activities, like theatre, games and any thypes of  performances, for example for Christmas, Heaster, Carneval  to end the school year. In fact with our secondary school we took place to a lot of local, regional and national project during the years thanks to our teachers support. Among them particular importance had the project “ Books, no Bullies”  guided by our Italian teacher Mrs Filomena Olivieri. Another competitions was with the “Olimpiadi di problem solving” where we won the first place to the regional competition and gained the final in Cesena, the seat of international game of O.P.S, guided and supported by our Maths teacher Mrs Maria Rosaria Troyli.

    Il logo terzo classificato realizzato da Rosa Mango della classe terza.

    The third classified logo created by Rosa Mango of the third class.

    Diciamo no alla violenza, alle discriminazioni, all'indifferenza verso chi è in difficoltà e diciamo invece si alla tutela dei bambini, della natura, della cultura.....

    Ecco i  disegni del nostro Istituto scelti per realizzare il calendario Unicef-

    We say no to violence, discrimination, indifference to those in difficulty and instead we say yes to the protection of children, nature, culture .....

    Here are the drawings of our Institute chosen to create the Unicef calendar-

    Che cos'è il bullismo? Quali sentimenti provoca in chi lo subisce? 

    Che cosa rappresenta per te il libro, la lettura?

     

     

    Alcuni alunni della classe terza dopo aver analizzato insieme  il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, le sue  cause e i suoi possibili rimedi hanno messo in versi i loro pensieri:

    Some students of the third class after having analyzed together the phenomenon of bullying and cyberbullying, its causes and its possible remedies have put their thoughts into verse:

    IL BULLISMO


    Di bulli ce ne sono tanti,
    che fanno volare insulti pesanti.
    Parole belle non ne sanno dire,
    ma ragazzi innocenti fanno impaurire.
    Avanzano sempre molte pretese, 
    ma solo verso persone indifese.
    Si credono fieri e forti,
    ma non sanno che hanno tutti i torti.
    Caro bullo, tu non lo sai, 
    ma segni profondi lascerai.
    Questa violenza,
    lascia solo tristezza e sofferenza.
    NO bullismo a tutte le ore,
    ma pace e tanto amore.

    Arianna Cafaro

    Non essere un bullo!

    Non essere un bullo,

    altrimenti non sarai un bel fanciullo,

    ma solo un citrullo.

    Nessuno ti vorrà vedere

    e le amicizie non potrai più riavere.

    Credi di essere superiore

    ma, in fondo, sei solo un accusatore.

    Chi assiste e il bullo non accusa

    ha anche lui la mente ottusa.

    Quindi, non fare il bullo con nessuno

    perché potresti ferire ognuno.

    È più bello essere amici con tutti

    invece di fare i farabutti.

    Se il mio consiglio ascolterai,

    vedrai che tanti amici nuovi avrai!

    Francesca Violante

    IL BULLISMO


    Il bullismo è una cosa brutta
    da cui ti senti distrutta.
    Il bullo vuol farti del male 
    che a volte diventa digitale.
    Il bullo non dice parole affettuose,
    ma solo minacciose.
    Il bullismo è una cosa da non fare,
    neanche da acclamare.
    Il bullo è molto fastidioso
    e non generoso.

    Zaira Lucarelli

     

    Per gli alunni della classe seconda l'amicizia e il sostegno dei compagni rappresentano un punto di forza nel contrasto al bullismo.....

    For the students of the second class the friendship and the support of the classmates represent a strong point in the fight against bullying .....

     

     

     L'alfabeto dell'amicizia realizzato dagli alunni della classe seconda.

     

     Gli alunni della classe seconda della Scuola Secondaria di 1° grado hanno letto per i piccoli della Scuola dell'Infanzia  la favola di "Spruzzolotta!" una bambina che spruzza acqua da ogni parte del corpo e per questo nessuno vuole giocare con lei. Ma alla fine anche lei dopo numorose peripezie riuscirà a trovare una famglia tra le balene.

    –Chi siete? Chiese Spruzzolotta.
    –Siamo Balene! Rispose l’enorme animale.
    Spruzzolotta rimase a guardarla ammirata…
    -Come siete belle!
    -Grazie!
    -Anche tu, vuoi venire con noi?
    A Spruzzolotta  si illuminarono gli occhi… Ma poi disse di no!
    -Grazie… ma io sono diversa da voi, non so nuotare bene, sono piccola, e non ho un solo spruzzo, ma tanti tanti, creerei problemi, vi sarei d’intralcio.
    La balena le sorrise e disse:
    -Non sarai d’intralcio, imparerai a nuotare e starai nella nostra famiglia, e che tu abbia uno o mille spruzzi, per noi non fa alcuna differenza. Ogni essere vivente è fatto in un modo, e ognuno è diverso dall’altro, ma tanti modi di essere diversi, quando si mettono insieme, diventano un solo modo di essere: una grande famiglia.

    Per gli alunni della classe prima della Scuola Primaria hanno letto la favola "Il Principe bello che viveva nel castello" e li hanno aiutati a comprendere che non è la bellezza fisica a rendere felici e permette di avere tanti amici , ma come ci si pone con gli altri.

     

     

    In questa presentazione il racconto dell'attività.

     

     

     

     

     

     

    8 Marzo riflettiamo  sul bullismo

     

    Alcuni lavori realizzati dagli alunni:

    Scuola Primaria

     

    Scuola Secondaria

    Presentazione sul rispetto

    Spot contro il bullismo

    L'adolescenza in versihttps://prezi.com/view/pi17TMG96ZahVkrOFwJP/

     

    21 marzo 2018 - Giornata della memoria per le vittime della mafia e dell'impegno contro la mafia "Io vedo, io penso, io parlo".

     

    Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma

    Una giornata estiva. Il sole splende sulla autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna minuta: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice: «Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri». Soffre, Carmela: in quel primo anniversario della strage la memoria di suo figlio Antonio, e dei suoi colleghi Rocco e Vito, veniva liquidata sotto l’espressione “i ragazzi della scorta”. Da questo grido di identità negata nasce, il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Nessuno. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

    Prendendo spunto dalla lettura di questo passo abbiamo voluto ricordare con questo momento tutte le vittime della mafia, quelli più conosciuti e quelli i cui nomi sono rimasti nell'ombra.....

     

    Il lavoro realizzato con Scratch dagli alunni delle classi seconda e terza: Sonia Spadaro, Matilde Labriola, Francesca Violante e Gaetano Modarelli

    ecco il link per vederlo

    https://scratch.mit.edu/projects/225352321/

     

     

    Anche se con qualche difficoltà, dovuta alla  conoscenza della lingua inglese, ecco il lavoro sul bullismo in inglese. Questo il  link

    https://scratch.mit.edu/projects/230512373/

    Scrittura creativa

     

    L'attività di scrittura creativa si basa sul libro "Tredici casi per un'agente speciale" di Ornella Della Libera. L'autrice, una poliziotta, racconta tredici casi affrontati dall'agente Blondie (versione femminile di James Bond): sono casi di delinquenza, bullismo, violenza, che hanno tutti la stessa radice: la mancanza di rispetto.

    I ragazzi delle scuole.......hanno letto e riscritto alcuni casi che più li hanno colpiti, lavorando in modo collaborativo su un Google doc condiviso.

    L'attività è stata svolta in lingua italiana.

    Questi i nostri lavori

    Inventare un finale diverso al caso 2: Ivan il pirata

    …...E perché Ivan non mi ha detto subito chi é, cosí posso arrestarlo e tutto finisce qui?

    Il giorno dopo torno all’uscita di scuola e aspetto che Ivan esca. Mi guardo intorno con la speranza di vedere il pirata ma non vedo nessuno. Suona la campanella e come al solito escono tantissimi bambini dalla scuola e io con lo sguardo cerco Ivan. Eccolo, fermo in mezzo a tutti gli altri che cerca qualcuno guardandosi intorno. Cerca me. Allora, una volta sicura che il pirata non ci sia, vado verso di lui. Sto per attraversare la strada quando vedo un uomo dietro Ivan che lo prende per mano e lo porta via velocemente. Sono sicura sia il pirata. Inizio a correre e cerco di raggiungerli ma quando il pirata si accorge di me aumenta la velocità e subito dopo sale su una macchina. Per fortuna non riesce a partire subito perché Ivan glielo impedisce prendendolo a calci, pugni e schiaffi. Cerca di difendersi. Decido di tornare indietro a prendere la mia moto. Appena metto in moto vedo la loro auto partire con grande velocità. Io dietro li seguo con la mia moto. Vado più veloce di loro quindi li raggiungo subito. Il pirata cerca di velocizzarsi ma non riesce a seminarmi. Arriviamo in spiaggia quando il pirata si ferma, scende dall’auto e fa scendere anche Ivan tappandogli la bocca e tenendogli puntata una pistola alla tempia. Io scendo dalla mia moto e lentamente prendo la mia pistola e gliela punto contro. Lui mi dice: “Abbassa la pistola o sparo al bambino”. Io non lo ascolto perché essendo un poliziotta so riconoscere una pistola vera da una falsa e mi accorgo che la sua é falsa. Vedo negli occhi di Ivan la sua paura e la voglia di chiedermi aiuto. Io mi avvicino a loro sempre con la pistola puntata. Più mi avvicino più anche il pirata inizia ad avere paura. Adesso ci troviamo faccia a faccia. Abbasso la pistola e libero Ivan senza nemmeno molti sforzi perché il pirata ha capito di non poter fare più nulla. Gli metto le manette e chiamo due agenti della polizia. Arrivano subito, caricano il pirata in macchina e lo portano via. Io salgo sulla mia moto insieme a Ivan e lo riporto a casa spiegando tutto ai genitori. Saluto Ivan con un forte abbraccio e lui a bassa voce mi dice: “Grazie!”. Non so che fine abbia fatto il pirata perché per ora la questione è in mano ad un giudice. Sono da un lato felice per aver salvato Ivan, dall’altro triste perché il mio incarico lì é finito.

    Matilde Labriola (classe terza)

     

     

     

    …...Il giorno dopo all’uscita della scuola Ivan mi fece cenno di seguirlo, allora io con discrezione mi incamminai dietro di lui fingendo sempre di essere una straniera. Ad un certo punto Ivan si bloccò e mi fece vedere una casa molto vecchia e disabitata, lui sembrava ossessionato da quella casa quindi, per non farlo spaventare ancora di più tornai indietro e accompagnai Ivan a casa. Durante il tragitto di ritorno inizió a piovere all’improvviso allora io e Ivan ci riparammo sotto un ponte e mentre aspettavamo che smettesse di piovere Ivan non aprí mai bocca, sembrava un bambino triste e terrorizzato.

    Una volta smesso di piovere continuammo a camminare e arrivammo a casa, lui si mise subito a disegnare, questa volta un bambino con le lacrime agli occhi e uno sfondo nero come se mi volesse far capire tramite quel disegno che si trattava di una cosa molto brutta. Il giorno dopo ritornai da sola vicino quel posto dove Ivan mi aveva portato il giorno precedente.

    Bussai alla porta ma non rispose nessuno. Ad un certo punto i miei occhi rimasero fissi sulla finestra e allora vidi una casa tutta in disordine con un uomo. Era il pirata.

    Non ci è voluto molto a capire che il pirata minacciava Ivan.

    Se non rubava tutte le cose che trovava nei negozi oppure tutti gli oggetti che trovava da qualsiasi parte o tutte le borse delle signore il pirata sarebbe stato capace di uccidere Ivan e i suoi genitori, ecco perché la casa era piena di cianfrusaglie che poi lui rivendeva per fare soldi, ed ecco anche perché Ivan aveva tanti giochi.

    Allora io sfondai la porta e lo arrestai immediatamente.

    La famiglia di Ivan decise di farlo seguire da uno psicologo, poiché era molto importante stargli vicino e volergli bene.

     

    A quel punto il mio dovere l’avevo fatto e quindi mi sentivo molto fiera e pronta per tornare a casa con una soddisfazione in più.

    Arianna Cafaro ( classe terza)

     

     

    ….Passarono molti anni, Ivan e Blondie continuarono a essere amici. Ivan adesso frequentava il liceo, era un ragazzo molto intelligente e sicuro di sé. Si scambiavano spesso lettere, cartoline … Blondie raccontava quello che succedeva nella caserma mentre Ivan quello che faceva a scuola. Ivan portava sempre con sé il coltellino che gli aveva regalato Blondie perché gli dava molta sicurezza. Un giorno Ivan vide un ragazzo di nome Marco che veniva bullizzato da tre ragazzi più grandi di lui. Loro erano molto robusti e vestivano largo e di nero. Vedendo quella scena Ivan si ricordò quando capitava a lui. Andò subito ad aiutare quel povero ragazzo, insieme andarono dal preside per raccontargli quello che era successo e così i tre bulli vennero espulsi. Ivan e Marco con il tempo diventarono migliori amici. Ogni pomeriggio si incontravano a casa, in biblioteca o al parco per studiare, chiacchierare … Loro avevano un sogno quello di creare qualcosa che aiutasse le vittime di bullismo per superare quello che gli capitava. Volevano fare qualcosa, anche se piccola, per aiutare gli altri. Ivan raccontò la loro iniziativa a Blondie così da ricevere un consiglio. Blondie gli disse che era una bellissima idea e che dovevano continuare ad aiutare i ragazzi in difficoltà. Sentendo le parole di Blondie, Ivan e Marco si misero subito a lavoro. In un anno riuscirono a creare questa associazione chiamata “ NO BULLIES” . Così con questa riuscirono a punire tutti i bulli. Essa andava avanti grazie ai soldi che la gente donava perché il bullismo fosse completamente o quasi eliminato. Questa associazione raggiunse grandi risultati e i fondi riuscirono a mandarla avanti per molto tempo. Dopo alcuni mesi la gente smise di donare perché si rese conto che il bullismo non si era affatto fermato. Senza i fondi necessari per mantenerla l’associazione si sciolse. Marco e Ivan ci rimasero molto male. L’unica cosa che volevano era rendere felici le vittime di bullismo, anche senza l’associazione. Decisero di fare dei piccoli regali alle vittime di bullismo della scuola di Napoli e chiesero a tutte le scuole d’ Italia di farlo anche con i propri alunni vittime di bullismo. Come regalo ricevettero un libro chiamata “ BOOKS, No bullies” contenenti tutte le storie di bullismo scritte da Marco e Ivan con l’aiuto di Blondie.

    Zaira Lucarelli ( classe terza)

     

    --RISCRITTURA DEL CASO TRE La storia di Gianluca

    Gianluca è un ragazzo di quindici anni, ha un padre che si ubriaca tutte le sere, mentre la madre è costretta a subire le violenze del marito ogni giorno. Da piccolo Gianluca veniva bullizzato perché era basso e robusto. Ora è magro, ha un taglio dei capelli biondi moderno e gli occhi grandi azzurri farebbero pensare sia un bravo ragazzo, ma non è così. Per vendicarsi dei bulletti che se la prendevano con lui, è diventato come loro. Va a scuola a giorni alterni, quando c’è educazione fisica, arte e inglese. A lui non piacciono le lingue oltre all’italiano e al dialetto napoletano, ma va a scuola quando c’è inglese solo perché la professoressa è una bella ragazza, carina, dolce e simpatica. Quando è a scuola si fa rispettare da tutti e i suoi compagni sono costretti a dargli le loro merende. Lui è il capo di una crew (una banda di ragazzini tra i 12 e i 15 anni) e ogni cosa loro facciano o gli venga in mente, Gianluca lo deve sapere, altrimenti vengono allontanati e cacciati dalla crew. Con i suoi “amici” Gianluca organizza piccole rapine a vecchiette o a ragazzi indifesi. Un giorno passò per il vicolo 121 una signora bassa, capelli castani e occhi grandi e azzurri. Era straniera, cercava un negozio dove poter acquistare cibo e bevande, ma non essendo del posto chiese indicazioni a un ragazzo. Lui non le diede risposta, faceva parte della crew di Gianluca, andò subito a chiamare il capo e in pochi secondi la signora si trovò senza soldi e gioielli. Lo stesso capitò a molti altri signori che per loro sfortuna erano capitati nel vicolo 121, tutti denunciarono questo evento, ma la polizia non avendo prove non potè portare in carcere i ragazzi e di questo Gianluca andava fiero. In classe Gianluca aveva chiesto ad una ragazza, Anna, di uscire con lui, ma lei non aveva accettato. Un giorno la incontrò dopo la scuola, mentre si trovava in un bar con una sua amica a mangiare un gelato e parlare di ragazzi. Appena la vide Gianluca si innervosì, andò nel bar, prese per mano Anna e la trascinò fuori con violenza, la portò nel vicolo 121 e la baciò. Lei si rifiutò, Gianluca le diede uno schiaffo, un pugno e un calcio e la fece cadere, facendole rompere gli occhiali. Lui se ne andò lasciandola per terra. Anna denunciò l’evento alla polizia, però il poliziotto le disse che sarebbe dovuta tornare accompagnata da un genitore, però non volendo disturbare i genitori se ne andò facendo finta che non fosse successo niente. Un ragazzo osò non rispondere “salute” ad uno starnuto di Gianluca, quindi venne picchiato da tutta la crew. Pieno di lividi andò a denunciare l’accaduto alla polizia, però il poliziotto gli disse che essendo minorenne sarebbe dovuto andare con un adulto, lui si vergognò di dirlo ai genitori, quindi tornò a casa. Tornato a casa la mamma gli chiese cosa gli fosse successo, lui ci pensò per un po’, poi sputò il rospo e le disse che era stato picchiato da Gianluca e la sua crew. Così la mamma andò a denunciare l’avvenuto e la polizia si mobilitò subito per fare giustizia. Non potendo prendere la crew senza prove, la polizia decise di installare delle webcam per riprendere qualche atto di bullismo. Un poliziotto vide dalle riprese della webcam la crew mentre rapinava un povero vecchietto indifeso, quindi si mise in azione e, ottenuto il consenso del giudice, portò nel carcere minorile tutti i componenti della crew compreso Gianluca, che provò a scappare ma poi venne trovato e riportato in carcere. Dopo un po’ di tempo la mamma di Gianluca chiese che il figlio fosse trasferito in una comunitá di recupero, cosí la polizia, avendo notato un grande cambiamento in lui, decise di acconsentire. In questi centri Gianluca maturó molto e dopo essere uscito decise di aiutare tutti i ragazzi che avevano questo tipo di problema, quello di essere bulli.

     

    ROSSELLA VIOLANTE ( classe terza)

    Inventare un diverso finale del  caso numero  tre:  “Il branco”

    …….Era molto strano che il padre gli avesse tirato lo schiaffo. Molto STRANO. Di solito era sempre ubriaco, a stento si ricordava il suo nome. Ora proprio non capiva come mai il padre gli avesse tirato uno schiaffo, quando di solito non si interessava mai a lui. Secondo Stefano il padre lo aveva fatto solo per divertimento…così era stato. L’aveva fatto per mostrarsi responsabile agli occhi della gente ed essere considerato un bravo padre, attento e premuroso. Questo evento non fece che aumentare in Stefano l’odio che provava per il padre, un padre che non poteva essere definito tale, sempre assente, disinteressato nei confronti del futuro della sua famiglia. Il giorno che seguì, Stefano si svegliò con un pensiero strano in testa; voleva vendicarsi di suo padre, facendogli qualcosa che lo infastidisse molto. Il padre era un alcolista, tossico-dipendente, e per finire un perfetto fumatore. La mattina neanche il padre si svegliò con la giusta coscienza. Così prese la prima persona che aveva davanti ai suoi occhi, e iniziò a violentarla, senza motivo. Stefano rimase sconvolto e psicologicamente scosso. Fu proprio quel giorno che la vita di Stefano si rivoltò, scatenando tutta la cattiveria che una persona può dimostrare, trasformando la sua vita in un rifiuto da buttare all’istante. Iniziò, anche se lo faceva già da molto tempo, a sfogare la sua rabbia con i suoi amici. I più deboli, gli indifesi. E arrivò a tal punto di scatenarsi contro il preside della scuola. Lo bullizzò, minacciandolo di morte. Questo evento accadde anche con il parroco del paese, al quale fu impedito di celebrare la messa di sera. Non si sa come,un famosissimo giorno, che a Stefano rimarrà sempre impresso, arrivarono al paese un gruppo di dottori. Così li vedeva Stefano. Non ebbe molta paura. Per lui erano solo un gruppo di sfigati pronti ad annoiare qualcuno con le loro tipiche “perle di saggezza”. Affrontò a testa alta quella mattina quel gruppo di sfigatelli, ma per suo dispiacere non riuscì a sconfiggerli e a mandarli via con le sue brusche maniere. Lo caricarono in macchina e lo portarono via. Stefano era confuso. Molto confuso. Arrivo dopo pochi minuti in una campagna, verde, piena di fiori, e solare. Si trovò davanti a lui un palazzo gigantesco. Era tinto di bianco, un bianco particolare. Lo fecero entrare all’interno. Era pieno di ragazzi più o meno della sua età, che si divertivano. Erano ragazzi spensierati. Stefano all’inizio si sentiva diverso,come un pesce fuor d’acqua. Eh si, quella era proprio una comunità, una comunità che accoglieva tutti i ragazzi che come Stefano erano stati sfortunati e avevano una storia da far paura alle spalle. Lì Stefano si ambientò bene. Ci crebbe. Ormai aveva 18 anni, e secondo la legge era libero di uscire da quella struttura e ritornare alle sue origini. Lui allora ritornò nel suo paese. Era diventato un ragazzo speciale, ne esistevano pochi come lui. Fece vedere alla sua famiglia la propria personalità, la propria vita, che lui da solo aveva costruito. Si trasferì in un’altra città, poco distante da quella bellissima comunità che anni prima lo aveva accolto, e anche lui costruì una struttura che era pronta ad aiutare tutti i bambini, tutti i ragazzi che come lui avevano avuto una vita difficile, ed insegnó loro il concetto di vivere, ma in modo sereno.

    Rosa Mango ( classe terza)

     

    Inventare un  diverso finale del  caso numero  cinque:   “Gennaro manolesta”

     

    ……...Domenica 5 luglio una data indimenticabile. L'assalto alla villa era organizzato tutto nei minimi particolari un piano perfetto al millesimo. Uno al piano di sopra per le camere da letto, uno in cerca delle casseforti e don Vincenzo per i quadri e l'argenteria in salotto. A Gennaro aspettava il compito più semplice ma allo stesso tempo più rischioso, fare la sentinella. Doveva fare un fischio in caso di pericolo e al minimo sospetto di sbirri. Era molto nervoso per la paura che andasse tutto storto ma allo stesso tempo eccitato perchè era il momento più bello della sua vita, finalmente dopo aver studiato tutto quello che succedeva nella villa, poteva diventare l'uomo di fiducia del clan. Voleva che il suo maestro potesse essere fiero di lui dicendogli “ E bravo Gennaro! Tine a stoffa, o'guaglione.” Mentre don Vincenzo e gli altri due ladroni entravano Gennaro aspettò di fronte alla panchina facendo finta di giocare. Ad un tratto scattò un allarme, qualcosa non era andato bene, forse la casa era collegata ad un antifurto. Gennaro fischiò e subito i due ladroni lasciarono la borsa e incominciarono ad uscire. In lontananza si sentiva già il rumore delle sirene della polizia. Don Gennaro ancora non usciva. Le gambe di Gennaro iniziarono a tremare voleva andare via ma allo stesso tempo non voleva scappare perchè voleva rimanere fedele alla promessa fatta al capo. Dov'è perchè non usciva? Se lo trovavano dentro di sicuro lo arrestavano. Subito dopo lo vede cerca la via di uscita con un quadro arrotolato sotto il braccio forse doveva avere molto valore ma alle spalle un vecchio su una sedie a rotelle aveva un fucile puntato. Non l'aveva mai visto prima forse perchè non era mai uscito. Subito dopo uno sparo. Gennaro inizia a non sentirsi bene e si accasciò a terra. Dopo l'assalto lo ritrovammo terra e lo portammo in ospedale. Dopo intervenni io agente 32080 nome in codice Blondie. Andai in ospedale entrai nella stanza, era sul lettino con delle lacrime al viso. Mi avvicini e gli dissi:”Sono la poliziotta Blondie “. Minuti di silenzio. Continuai. “Come stai?”. Finalmente rispose “Male, mi sento uno schifo per quello che ho fatto”. Aveva una voce rauca , mi dispiaceva moltissimo. “Perché lo hai fatto?” Rispose” Per mia mamma voglio vederla felice”. Cercavo un modo per tirargli su il morale. “ Sai a volte la vita ci porta a fare delle cose sbagliate, delle cose in cui non siamo noi stessi, siamo solo quello che vorremmo essere. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo affrontare la vita, dobbiamo veramente capire chi siamo, non quello che vogliamo perchè la vita non è fatta solo di momenti belli, ma anche di molti ostacoli che sono importanti per crescere. Lui mi ascoltava attentamente e io continuai “Ecco la vita è una sola, riprenditela, non guardare il passato ma pensa al presente per migliorare il futuro, vedrai tua madre sarà felice” Lui mi fece un cenno di sorriso ed iniziò ad asciugarsi le lacrime. Mi alzai ed incominciai ad avvicinarmi alla porta, lui sussurrò: “Promesso”. Mi bloccai per un attimo, mi voltai e sorrisi anch'io. Oggi 03/06/2018 Gennaro è il più bravo della classe, sua madre ha trovato lavoro. Sono finalmente felici.

    Francesca Celano ( classe terza)






     

    …..Don Vincenzo propose a Gennaro una prova più importante. Sorvegliare una villa e annotare gli orari di entrata e di uscita di ogni membro della famiglia per rubare gli oggetti al suo interno. Per tutta la settimana Gennaro sorvegliò la casa mentre faceva finta di giocare o di aspettare l’autobus. L’ultimo giorno della settimana la domestica si accorse che davanti casa c’era ancora quel bambino e pensando che fosse orfano lo invitò ad entrare in casa per mangiare qualcosa. Gennaro in quel momento non sapeva cosa fare, ma per non far insospettire la domestica accettò l’invito. All’interno la casa era davvero bella, c’erano dei quadri stupendi alle pareti e una libreria piena di libri nel soggiorno. La donna lo fece sedere e gli offrì un pezzo di torta. Mentre mangiava, la domestica chiese a Gennaro cosa ci facesse lì da solo tutto il giorno, lui mentendo rispose che veniva per prendere l’autobus per andare da sua zia. Gennaro passò tutto il pomeriggio a giocare con i figli del proprietario della villa e i tre diventarono molto amici. Il giorno dopo lui ritornò da loro e passarono un’altra bellissima giornata. La sera tornando a casa Don Vincenzo chiese a Gennaro gli orari di uscita della famiglia per capire quando poter andare. Lui si era ormai affezionato a loro perché erano tutti molto gentili e lo trattavano come un figlio e per questo non voleva assolutamente che i ladri entrassero in quella casa. Così dopo avere consegnato gli orari a Don Vincenzo andò a parlare con la famiglia Scialoia che subito avvertì la polizia del pericolo. Arrivò la sera e Don Vincenzo e altri tre uomini si misero in viaggio verso la villa dei signori Scialoia. Arrivati alla villa scesero dall’auto e Gennaro, che aveva preparato un piano con la polizia, fece finta di fare il palo. Quando don Vincenzo e gli altri uomini entrarono in casa furono sorpresi dalla polizia che li arrestò e li portò in carcere perché si scoprì che erano da tempo ricercati per altri furti. Gennaro fu premiato dalla polizia per aver collaborato alla cattura di quei ladri e divenne un eroe e un esempio per tutta la città.

     

    CONCETTA LOGIOIA (classe terza)


     

    Ma ad un certo punto sentì l’allarme suonare e le sirene della polizia e, impaurito, iniziò a fischiare come stabilito e dopo tanto uscirono dalla villa. Che sollievo! Scavalcarono il cancello e iniziarono a correre più che potevano e finalmente salirono in macchina con tutta la roba rubata. Tornarono in quel magazzino segreto di Don Vincenzo il professore, dove lasciarono tutta la roba e il giorno dopo pagarono Gennaro per tutto il lavoro che aveva fatto. Don Vincenzo lo accompagnò a casa e la mamma era contentissima perché aveva ‘guadagnato’ dei soldi e ringraziò tantissimo Don Vincenzo. Il pomeriggio la mamma chiese a Gennaro come aveva fatto per guadagnare tanti soldi ma lui le rispose che era una lunga storia. Dopo aver cenato tutta la famiglia si sedette sul divano per guardare la tv e quando la accesero sentirono la notizia al telegiornale del furto alla casa del dottor Scialoia. Appena Gennaro sentì quella notizia cambiò canale. La notte, pensando al comportamento di Gennaro, la mamma collegò tutto. I soldi che Gennaro aveva portato a casa e il furto alla casa del dottor Scialoia non potevano essere solo una coincidenza e allora la mamma il giorno seguente accompagnò Gennaro dalla polizia e il ragazzo lì confessò tutto, anche se era molto dispiaciuto per Don Vincenzo. Arrestarono Don Vincenzo e tutti quelli che avevano partecipato al furto, tranne Gennaro. Quando capirono il motivo per cui Gennaro aveva fatto questa cosa, decisero di aiutare la famiglia e quindi diedero alla mamma un lavoro. Gennaro non fece più furti ma continuò ad andare a scuola e diventò il più bravo della classe. Così diventarono una famiglia come tutte le altre, una famiglia felice nonostante la perdita del padre.

    Francesca Violante ( classe terza)

    Inventare un  diverso finale del  caso numero sette: “Carminiello”

    ….Carminiello inizia a prendere confidenza con la poliziotta. Una sera, mentre passeggia passa per la banca, vede che ci sono dei ladri e chiama la poliziotta che arriva con la sua squadra. I ladri vedono la polizia e iniziano a sparare e prendono la poliziotta alla gamba che, ferita, non riesce a muoversi. Carminiello si nasconde tra le macchine e va vicino alla poliziotta, la prende in braccio e la porta in macchina poi chiama un poliziotto e gli dice di andare in ospedale. La poliziotta viene curata ma deve stare ancora in ospedale e tutti i giorno Carminiello va a trovarla. Quando la poliziotta esce dall’ospedale Carminiello, che aveva organizzato una festa a sorpresa, la porta a casa e quando arrivano inizia la festa. La poliziotta ringrazia Carminiello e gli dice :''Se vuoi, puoi venire a vivere con me e io ti porterò a giocare a calcio e verrai con me a lavoro dopo la scuola''. Carminiello accetta e va a vivere con la poliziotta. In caserma arriva la carta del caso di Carminiello e c’è scritto che la sorella di Carminiello è viva e si chiama Lucia ed è stata adottata da una famiglia. La poliziotta decide di andare nella casa dove vive la sorella e con sè porta Carminiello. Quando arrivano la famiglia adottiva di Lucia conosce Carminiello e la poliziotta e stanno tutto il giorno insieme. La poliziotta decide con i genitori adottivi di Lucia di far stare Carminiello con la sorella. Qualche giorno il ragazzo va a dormire da loro. Carminiello e la sorella vissero sempre felici.



     

    CARLOTTA BONAVITA ( classe seconda)




     

    ……..Ad un certo punto la poliziotta gli chiese che lavoro voleva fare da grande e il bambino rispose che voleva fare le rapine come il padre, la poliziotta gli disse che non era una bella cosa e che non doveva farlo altrimenti andava in galera con il padre. La poliziotta fece cambiare idea a Carminello facendoli conoscere tutti i lavori belli che poteva fare e facendolo andare a scuola con gli altri bambini. Dopo un po' di tempo Carminello le disse che voleva fare il calciatore e lei rispose che era felice e poi andó in caserma per scrivere un verbale. Quando tornó da Carminello vide che stava giocando con un pallone e che aveva tanto talento, la poliziotta gli fece i complimenti. Carminello cresceva sempre di piú e migliorava sempre di piú il suo rendimento nel giocare a calcio, con la poliziotta diventavano sempre piú amici e si vedevano tutti i giorni. Carminello era diventato grande; era diventato un ragazzo alto, magro e gentile con tutti ed era anche simpatico, ma non con tutti perché era un pó timido e tutto questo cambiamento era dovuto alla poliziotta. Carminello continuava ad andare a scuola e la poliziotta era sempre piú soddisfatta di lui. Dopo che finí i suoi studi, Carminello si dedicó al calcio, che non aveva mai abbandonato e dopo un pó di tempo diventó famoso e continuó a vivere sempre con la poliziotta, che per lui ormai era come una mamma. Carminello e la poliziotta, ormai avevano un rapporto come madre e figlio e vissero per sempre insieme.

    Sonia Spadaro ( classe seconda)


     

    …..Dopo l'arresto del padre, Carminiello aveva deciso di darsi alle rapine come aveva fatto lui in passato. Dopo un po' di anni, quando Carminiello era ormai diventato grande, la poliziotta, che era presente quella mattina durante l’arresto del padre, lo vide un giorno vicino a un bidone della spazzatura. Quando se ne accorse, Carminiello si avvicinò alla macchina e disse: “Che ci fa un angelo in una macchina della polizia?” e la poliziotta rispose:“Perché, un angelo non puó stare in una macchina della polizia?”. Subito dopo la poliziotta mise il braccio fuori dal finestrino e offrì a Carminiello un grappolo di uva. Carminiello prese il grappolo e scappò senza girarsi. Crescendo, iniziò a cambiare idea: non voleva più rapinare banche, ma crebbe in lui il sogno di diventare banchiere. Molti mesi dopo la poliziotta andò in banca e vide Carminiello dietro la cassa. “E tu? Che ci fai qui? Ti sei convinto finalmente che è meglio lavorare in banca, piuttosto che rapinarle?” e Carminiello: “E si, quando ero più giovane ho fatto degli sbagli, ma alla fine ho capito che è più giusto vivere onestamente!”.

    Carminiello era davvero cambiato. Era diventato un bravo ragazzo che aiutava la sua famiglia. Ogni giorno, dopo il lavoro, andava dalla nonna per aiutarla ad occuparsi della sorellina perché era ancora piccola e la nonna era anziana. Carminiello e la poliziotta iniziarono a frequentarsi e diventarono amici.

    Carolina Modarelli ( classe seconda)



     

    …….Lui invece di arrendersi gettò una bomboletta da cui uscì un gas che ci fece svenire tutti e scappó via. Io mi svegliai per prima e chiamai una macchina civetta per inseguirlo, ma non riuscii a trovarlo. Dopo pochi giorni Totore evase dal carcere perché, avendo saputo della rapina fatta da suo figlio, voleva dirgli che era fiero di lui. Quando si incontrarono organizzarono un patto: Totore doveva ritornare in carcere, il figlio invece, doveva consegnarsi alla polizia per farsi arrestare, e così facendo sarebbe potuto stare insieme a suo padre e avrebbero organizzato evasioni e rapine brillanti. Quando fu processato, il giudice lo condannò a 20 anni di carcere. In questi 20 anni capí che la libertá era molto importante, e strinse amicizia con un poliziotto, e da lí decise che quando sarebbe uscito dal carcere sarebbe entrato anche lui in polizia perché voleva aiutare le persone cattive a cambiare idea. Ma tutto questo lo fece senza il consenso del padre. Dopo 2 anni Totore scoprí che Carminiello era diventato un poliziotto e che voleva aiutare i bambini che tendevano ad essere cattivi, e si arrabbió e non volle piú vederlo. Dopo 6 anni Carminiello aprí un’associazione per i bambini che ebbe molto successo. Un giorno vide un bambino per strada che giocava a calcio, lo chiamó e gli disse che era molto bravo e gli chiese il nome, ma il bambino rispose male e scappó. Dopo qualche giorno lo vide di nuovo per strada con suo fratello gemello e cercó di parlargli di nuovo. Il bambino scappò di nuovo ma suo fratello si fermò a parlare con lui. Carminiello diede un panino a Mattia (così si chiamava il fratello che era rimasto) e da lì iniziarono ì a vedersi tutti i giorni e diventarono amici. Giovanni, il bambino che era scappato, non tornó piú a giocare in quella strada perché si accorse che Carminiello lo stava seguendo, e disse molte volte al fratello di non fidarsi, ma non lo ascoltó mai. Dopo un po' di anni Carminiello adottó Mattia mentre Giovanni era ormai diventato famoso per le sue piccole rapine che faceva a scuola, in piazza, al parco e tutti i bambini avevano paura di lui. Quando diventó maggiorenne inizió a rapinare nei negozi, a rubare nelle case, fino a quando non divenne un ricercato. Nel frattempo il fratello Mattia prese il posto di Carminiello nella sua associazione per i bambini; Carminiello infatti era ormai anziano e voleva dedicarsi soprattutto al suo lavoro di colonnello. Quando Giovanni rapinava i negozi, in particolare le gioiellerie, violava il sistema di controllo facendo in modo che l'allarme non sarebbe scattato. Un giorno, per farsi notare da una ragazza, Giovanni, senza disattivare l'allarme, spaccó la vetrina di un negozio, entró e prese il piú possibile, ma fuori c'era giá la polizia che lo aspettava e non riuscí a scappare. Tra tutti gli ufficiali c'era anche Carminiello, che dopo un po' si avvicinó dicendogli che era lui il carabiniere che voleva dargli il panino, era lui l'amico del fratello. Quando arrivarono al tribunale, il giudice lo condannó a 40 anni di carcere. In seguito a questo episodio Carminiello decise di andare in pensione e migliorare sempre di piú la sua associazione, che ormai era diventata famosissima in tutto il mondo.

     

    CARLUCCIO BENEDETTA GAIA (classe seconda)

     

    ….La poliziotta inizia a prendere confidenza con Carminiello, la sera mentre stavano mangiando la poliziotta chiese se gli mancava il padre e lui rispose di si. Il giorno dopo la poliziotta ha portato il bambino nel parco per prendere un po di confidenza con gli altri bambini, ma Carminiello non voleva andare a giocare con gli altri bambini, allora la poliziotta gli aveva chiesto che cosa gli stava succedendo e Carminiello aveva risposto che lui non aveva mai giocato con gli altri bambini. La poliziotta, allora, gli disse che se non prendeva confidenza con le altre persone non sarebbe arrivato mai dove avesse voluto , Carminiello le ha detto che non vuole avere confidenza con le altre persone e non vuole arrivare da nessuna parte e che vuole essere come il padre che voleva avere una pistola e tutte le persone al suo comando . La poliziotta gli disse che non va bene uccidere le persone e che se vuole una pistola può diventare un poliziotto come lei. Il giorno dopo la poliziotta portò Carminiello in giro per la città per vedere nuovi mestieri. Dopo un anno Carminiello aveva iniziato ad andare a scuola e ai corsi di pallavolo, la poliziotta era molto contenta di aver fatto cambiare idea a Carminiello. Un giorno la poliziotta decise di adottare Carminielo.

    Carminiello era molto contento di avere una madre e di aver cambiato idea.

     

    CORINA BOLOHAN ( classe seconda)

     

    …..Dopo che la polizia arresto' il padre di Carminiello la poliziotta ando' vicino a Carminiello e chiese che lavoro voleva fare da grande e lui rispose di fare le rapine come il padre. Carminiello era andato a vivere con la nonna perche' la mamma era morta. Un giorno la poliziotta era con la macchina civetta e vide Carminiello che giocava a calcio con la palla, si fermò, sporse la mano con un grappolo d'uva dal finestrino e chiese a Carminiello se lo voleva. Lui lo prese e tornò a giocare. La sera la poliziotta stava tornando a casa e vide Carminiello solo, si avvicinò e gli chiese che cosa ci faceva lì e Carminiello rispose che stava aspettando il pulman per tornare a casa e la poliziotta disse che lei lo poteva accompagnare, allora andarono insieme. La poliziotta lo porto' a casa sua e lo fece ragionare sul lavoro che doveva fare da grande e gli disse che fare le rapine non è una cosa giusta e che la polizia aiuta le persone ed è più bello aiutare le persone che fare le rapine . Carminiello aveva cambiato carattere era diventato più bravo e aveva cambiato desiderio, dopo l'incontro con la poliziotta, voleva fare il poliziotto. Quando Carminiello diventò grande andò alla stazione di polizia e divento' poliziotto. Tre anni dopo Carminiello stava tornando a casa e vide una bambina che aveva perso una foto allora la prese e la riportò alla bambina. Carminiello guardò la foto e c'era lui con la nonna e sua sorella allora la rincorse, la prese in braccio e la portò a casa sua e non si separarono mai più e da grande la sorella fece la poliziotta con suo fratello e insieme risolsero molti casi.

     

    Nicole Bonavita ( classe seconda)

    Riscrittura del caso numero sette: "Carminiello"

    Il furto dello stereo

    Un ragazzo di sette anni stava guardando la televisione quando a un certo punto sentì suonare l'allarme della macchina del padre. Vide un ragazzo che stava rubando lo stereo della sua auto. Riconobbe il ladro, era il cugino del suo migliore amico.Non voleva dire chi fosse il colpevole perchè di sicuro avrebbe rovinato l'amicizia con il suo migliore amico. Allora non disse niente. Chiamò il padre solo per dirgli che avevano rubato lo stereo della sua macchina. Il padre avvisò subito i carabinieri. Arrivarono e videro che il ladro aveva rotto il vetro e aveva rubato lo stereo. I carabinieri chiesero al ragazzo se aveva visto qualcosa ma lui disse che aveva visto solo il ladro scappare con lo stereo in mano. Allora i carabinieri se ne andarono con la vettura per far rilevare le impronte. Erano di Luis Alfons, il cugino di Andrea Alfons che era il miglior amico del figlio del proprietario della vettura. Il figlio cercò di modificare le impronte perché non voleva che la colpa ricadesse sul cugino del suo amico. Ma carabinieri lo videro e lo costrinsero a spiegare la ragione del suo gesto e cercarono di capire chi l’avesse mandato a sabotare le prove. Inizialmente lui negò tutto ma alla fine confessò. Chiese però di non dire a nessuno che era stato lui a riconoscere il ladro, altrimenti la sua amicizia con Andrea sarebbe stata rovinata per sempre. Grazie alla sua testimonianza, i carabinieri arrestarono Luis poi lo fecero uscire per buona condotta dopo due anni.

     

    Rocco Pio Lateana ( classe seconda)

     

    "Che gusto c'è nel possedere una meraviglia di giardino se non la si può condividere con nessuno?" ( Oscar Wilde)

    Gli alunni del secondo ciclo della Scuola Primaria e quelli della scuola secondaria di primo grado di Colobraro hanno messo in scena, con grande bravura, il musical "Il gigante egoista" di Oscar Wilde . 
    The students of the second cycle of the Primary School and those of the secondary school of Colobraro have staged, with great skill, the musical "The Giant Selfish" by Oscar Wilde.
     
     

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