Some students of the class 2DTP and their personal experience about the time we are living now.

  • The time we are living now - Emotions, feelings and fears associated with colours in Italian -

    Our emotions and feelings related to this time of our life...

    "Hi everybody! This is the task the students of the class 2DTP had to complete for their Italian teacher, Mrs Zafferami - Immagina di dover raccontare ai tuoi figli, tra una decina di anni, l'esperienza che hai vissuto a causa dell'emergenza CORONAVIRUS in questa prima parte del 2020. Da dove partiresti per descrivere questa esperienza? Quali emozioni, sentimenti, paure racconteresti loro? Immagina di assegnare a queste emozioni, sentimenti, paure dei colori: quali sceglieresti? Quali consigli daresti loro per affrontare un'altra eventuale esperienza?

    Andrea Rigo: Immagina di dover raccontare ai tuoi figli, tra una decina di anni, l'esperienza del Coronavirus

    Se dovessi raccontare ai miei figli l’esperienza che ho vissuto in quella situazione di emergenza probabilmente gli racconterei di come ho passato la maggior parte dei giorni a giocare al computer. Gli insegnerei soprattutto a non imitarmi e gli racconterei che nonostante giocassi tutto il tempo in realtà mi annoiavo abbastanza perché dopo aver spento il pc non sapevo cosa fare perché non potevo uscire e non potevo fare nulla. se dovessi descrivere quest’ emozione con un colore userei il grigio chiaro. I Consigli che gli darei se dovessero trovarsi in una simile condizione sarebbero di non preoccuparsi troppo perché comunque come tutte le cose prima o poi finirà, poi di essere creativi ovvero di non farsi prendere dalla noia e inventare cose da fare ma soprattutto gli direi di non stare troppo al computer come faccio io perché la vista e non solo ne risentono molto.

    Barbaro Stefano: Immagina di dover raccontare ai tuoi figli, tra una decina di anni, l'esperienza del Coronavirus

    In futuro, se i miei figli mi chiederanno di parlargli della situazione che stiamo vivendo, partirei dal dirgli che l’ho vissuta in tranquillità, passando le mattinate in videolezione e i pomeriggi giocando e stando in chiamata con i miei amici.
    Di questi tempi però, non tutti hanno passato la quarantena come me; metà del popolo italiano è diventato un pizzaiolo o, in generale, un cuoco. Altri invece sono diventati dei maratoneti; altri ancora hanno fatto fare al loro cane passeggiate infinite, giusto per uscire.
    Le persone andavano sui balconi ad applaudire gli infermieri per far vedere agli altri che facevano parte della società, anche se poi, di quelli che lavorano adesso in questo periodo, importa a pochi.
    Per concludere, non importa quanto tu sia restato a casa e fatto solo il tuo dovere da cittadino, ci sarà sempre gente che andrà ai navigli senza mascherina.

    Elisabetta Bianco: La storia dei colori.

    Penso che, se dovessi raccontare questa esperienza, la spiegherei attraverso una favola.
    Identificherei con il colore rosso una persona iraconda, il blu con una sensibile, il giallo con una vanitosa e il verde con una avara.
    Parlerei di uno “spirito”, che avrebbe costretto tutti a rimanere in casa.
    Il verde chiederebbe consiglio al blu, che progetterebbe un macchinario di distribuzione dei prodotti.
    Chiamerebbero quindi il giallo per unire le parti della macchina.
    Il rosso deciderebbe di uscire per rimarcare allo spirito quanto fosse stato crudele.
    Lo spirito gli domanderebbe cosa avesse imparato dall’esperienza e gli racconterebbe come gli altri colori si siano aiutati, facendo infuriare il rosso ancora di più.
    Lo spirito avrebbe poi dichiarato la fine della quarantena e gli altri cittadini sarebbero usciti.
    Parlando con gli altri colori, il rosso, si sarebbe accorto che avevano superato i loro difetti.
    Allora avrebbe capito l’importanza della collaborazione.

    Daniele Mollica: Immagina di dover raccontare ai tuoi figli, tra una decina di anni, l'esperienza del Coronavirus.

    Era il 21 febbraio 2020 quando partii per il fine settimana per Roma. In quei giorni i contagi, erano già arrivati al picco in Cina, e in Europa c’erano stati i primi contagi del famoso Corona Virus.
    L’idea che il virus potesse diffondersi a chiazza d’olio, non era particolarmente presente in noi. Passarono due giorni. Nel viaggio di ritorno iniziai a leggere delle notizie sconvolgenti.
    La sera successiva arrivò la notizia che per la settimana seguente le scuole sarebbero rimaste chiuse. Quella situazione si prolungò di settimana in settimana.
    Le paure che si provavano al tempo erano, per i ragazzi di perdere l’anno di scuola e per gli adulti quello di poter perdere il proprio lavoro. Infine, se dovessi dare dei consigli ai miei figli gli direi di rispettare le regole che emana il governo e di affidarsi solo a quei consigli e di non cascare nelle fake news.

    Barbieri Matteo: Immagina di dover raccontare ai tuoi figli, tra una decina di anni, l'esperienza del Coronavirus

    Era l’anno del duemila e venti ed è successo una cosa stranissima: non si poteva uscire. Era incominciata una quarantena generale che aveva colpito tutto il mondo. All’inizio era anche rilassante ma dopo tre settimane di quarantena incominciai a sentire la mancanza dell’esterno. Per fortuna riuscivo a rimanere in contatto con i miei compagni di classe. Molte volte stavamo in chiamata. Purtroppo non potevamo giocare sempre. Era strano perché provavo angoscia e una invadente tristezza. La cosa bella era il fatto che essendo tanti in famiglia era bello fare delle discussioni e giocavamo insieme. Cioè quando ci raccoglievamo l’oscurità deprimente veniva spazzata via da una nebbiosa ma energica luce gialla. Sembrava arrivato il sole coperto da una nuvoletta di passaggio. Secondo me vivendo quella esperienza abbiamo riallacciato dei rapporti che avevamo perso durante la nostra fanciullezza.